Ingmar Bergman, il più grande di tutti

30 luglio 2007

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Da oggi sulla Terra siamo tutti più soli.

Le agenzie di stampa hanno freddamente battuto la notizia che tutti gli appassionati del vero cinema non avrebbero mai voluto vedere: si è spento Ingmar Bergman, sicuramente fra i primi dieci cineasti di tutta la storia, alla stregua di autori come Eisenstein, Kubrick e Fellini.tratto da Sussurri e grida

E’ un vuoto che colpisce davvero nel profondo, forse proprio perchè il leggendario regista ha scandagliato dentro la nostra anima e ce ne ha restituito i vari moti attraverso la cesellatura di ciò che ne è l’epifania sensibile, ossia il volto dell’uomo.

Infatti, la sottile indagine psicologica del maestro svedese si traduceva in una perfetta direzione degli attori, tale da rendere i loro volti dei veri e propri paesaggi umani, spesso trasfigurati dall’angoscia.

tratto da Persona
I suoi film, inconfondibili anche per la fotografia di Sven Nikvist, sono stati amati e presi a modello da molti suoi colleghi, fra cui spicca Woody Allen, il quale ha dichiarato come vari registi siano eccellenti riguardo ad alcuni aspetti particolari del fare cinema, ma complessivamente Bergman era l’unico al mondo a ideare e dirigere film impeccabili e a basso costo, proprio perchè fondati sul materiale più naturale e interessante, la persona umana.

Fra i titoli più famosi, nel novero dei capolavori da decenni, Il settimo sigillo, Il posto delle fragole, Scene da un matrimonio, Sussurri e grida.

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Ingmar Bergman è stato regista anche di teatro e scrittore, sempre ai massimi livelli. Per la Svezia, occupa sicuramente il posto che in Italia ha un autore sommo in tutte le espressioni artistiche come Michelangelo.

Nato a Uppsala il 14 luglio del 1918, figlio di un pastore protestante della corte reale svedese, esordì mettendo in scena numerosi drammi a Goteborg e a Stoccolma. L’esordio nel cinema, dopo l’importante esperienza teatrale come regista al Teatro Reale dell’Opera di Stoccolma, avviene con la sceneggiatura di «Spasimo» di Alf Sjoberg (1944). Dell’anno successivo è la sua prima regia, «Crisi».

tratto da Il posto delle fragole, con il grande regista Victor Sjostrom come attore in una delle scene cult della storia del cinema

I film dei primi dieci anni d’attività, da «Crisi» a «Sorrisi di una notte d’estate» (1955), benché in parte già anticipatori dei temi che lo renderanno celebre (la memoria famigliare, l’angoscia, la morte, i valori religiosi, i fallimenti esistenziali), sono caratterizzati da una vena malinconica e melodrammatica. Si tratta di «Nave per l’ India», «Musica nelle tenebre», entrambi del 1947, «Prigione» (1948),«Estate d’ amore» (1950), «Una vampata d’amore» (1953), «Una lezione d’amore» (1954), «Sogni di donna» (1954), fino a «Sorrisi di una notte d’estate».

Il successo arriva nel 1956 quando termina uno dei suoi capolavori «Il settimo sigillo» che ottiene vari riconoscimenti, oltre al premio speciale al Festival di Cannes; arrivano poi l’Orso d’Oro al Festival di Berlino e il premio della critica al Festival di Venezia grazie a «Il posto delle fragole», nel 1957. Successivamente «Alle soglie della vita» e «Il volto» ricevono il premio come miglior regia rispettivamente a Cannes e a Venezia, mentre nel 1960 «La fontana della vergine» gli vale il suo primo Oscar.

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Subito dopo, inizia la trilogia su uno dei temi a lui più cari, quello dell’incomunicabilità: a «Come in uno specchio» (1961, secondo Oscar) seguono «Luci d’inverno» (1962) e «Il silenzio» (1963). Dopo film che alternano sperimentalismo e realismo, fra cui il bellissimo «Persona», del 1966 o «La vergogna», del 1968, è la volta di un altro capolavoro riconosciuto a livello internazionale, «Sussurri e grida» (1972), cui segue «Scene da un matrimonio» (1973). Nel 1974 realizza il sogno di adattare per il cinema «Il flauto magico» e nel 1977 è la volta del riuscito duetto famigliare «Sinfonia d’autunno» (1978).

Nel 1982, dopo quarant’anni di attività, Bergman decide di abbandonare improvvisamente il cinema, per dedicarsi al teatro e alla televisione e realizza il suo ultimo film per il grande schermo, «Fanny e Alexander», cinque ore per la tv ridotte a tre per il cinema e con il quale ha vinto il suo terzo Oscar.

tratto da Sinfonia d’autunno

Dopo essersi dedicato, negli anni ’90, ad eccelsi lavori per la televisione, come Vanità e affanni, passato anche su RaiUno, purtroppo, il suo ultimo film, del 2003, Sarabanda, girato in digitale, non era stato distribuito nei cinema italiani, poi all’epoca della messa in onda televisiva su RaiTre fu spostato in orario notturno con miopi polemiche e non è nemmeno uscito in DVD.

Comunque, per ora, questo film è il capolavoro del millennio, avvicinato da pellicole come Dogville di Lars Von Trier, anch’egli regista scandinavo, il quale ha sempre riconosciuto l’autorità dell’indimenticabile Ingmar Bergman.

14 Risposte to “Ingmar Bergman, il più grande di tutti”

  1. nicola said

    sottoscrivo tutto, non avrei potuto fare meglio. bravo costanzo!
    n

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  2. marat75 said

    Confesso di non avere mai visto un film di Bergman…bravo comunque per il pezzo.

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  3. marco said

    stai su con la vita Lorio: morto un regista se ne fa un altro, anche se forse non dello stesso calibro di questo!!!
    comunque gran bel pezzo, si vede che l’hai scritto col cuore

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  4. milesbennel said

    Eccovi un commento in punto di penna:

    aò ma che state addì, io penso che guardasse un firme de questo regista fosse peggio che da scaricà en camion de mattino, pace all’anima soia!

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  5. Luca said

    Ciao Lorenzo.
    Ho saputo della notizia alla radio, mentre stavo guidando…
    Ho pensato immediatamente a te ed alla tua grande passione per questo regista. Facendoti le mie più sentite condoglianze è come se le facessi ad un suo parente!
    Comunque stiamo parlando di un mito e, come tale, immortale!

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  6. ankou6 said

    per ricordarlo hai fatto un post molto più credibile del mio!

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  7. Troppa bontà, ankou6…
    Complimenti piutosto per il vostro blog molto sferzante e arguto!

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  8. Carissimo,

    ricambio il commento che hai lasciato sul mio sito: ma il grande Bergman merita, nella memoria, questo e altro…
    Ho “divorato” i suoi film più volte, come un nutrimento necessario per l’anima e lo sguardo: e mi auguro che tutti coloro che non hanno mai visto una sua opera possano ora mettersi alla scuola del maestro, e rientrare nella vita con occhi nuovi.
    A noi, che siamo cresciuti come uomini migliori grazie alla sua poesia in immagini e silenzi, spero che resti come consegna per la vita la frase che conclude “Fanny e Alexander”: “Tutto può accadere, tutto è possibile e verosimile. Il tempo e lo spazio non esistono, l’immaginazione fila e tesse nuovi disegni”.

    Grazie per il tuo articolo, e complimenti per il tuo lavoro!

    Un abbraccio di pace…

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  9. ankou6 said

    grazie!

    A parte le idiozie, Bergman era davvero un grande autore. Il Settimo Sigillo è uno dei miei film preferiti di sempre….

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  10. daniela said

    è settembre, e ho appena trovato questa tua pagina su bergman, dopo la sua morte, dalla quale sono ormai passati alcuni mesi.
    Ingmar Bergman per me è il regista più grande. Forse il migliore in assoluto.
    E’ uno dei rari casi di artisti, di registi, delle cui opere ti piace tutto, dal film minore, a quello più riuscito. E’ tutto, è l’insieme, i dettagli, l’atosfera generale, il modo delicato ma incisivo di trattare gli esseri umani. scrivo queste due parole qui, stupidamente, quasi per dargli un mio personale saluto. e per ringraziare te del bell’articolo.
    ciao, daneiela

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  11. Massimo said

    E’ incredibile che a distanza di un anno dalla sua morte, per l’anniversario neanche un film nè sulla rai nè su mediaset!!!!!!
    Scandaloso!!!!!!!

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  12. In compenso segnalo tristemente che quel giorno, il 30 luglio scorso, entrambe i gruppi televisivi hanno cominciato a celebrare, con ripetuti e morbosi servizi, il primo anniversario dell’omicidio di Chiara Poggi, caduto il 13 agosto … forse per i televisionari sono solo questi gli anniversari da ricordare, e meritano ben 14 giorni di trasmissioni!

    Per quanto riguarda le ricorrenze dei personaggi dello spettacolo, solo il settantesimo compleanno di Adriano Celentano è stato ricordato il 6 gennaio in pompa magna con un programma di montaggio in prima serata di 2 ore, e in questi giorni il decimo anniversario della morte di Lucio Battisti fioccano i programmi in ricordo, ma entrambi solo in quanto personaggi, oltre che importanti, non voglio sminuirli, di grandissima notorietà popolare in Italia.

    Per quanto riguarda altri, e anche ben più grandi, artisti, non si vuole proprio ricordarli, cosa che invece sarebbe doverosa non solo perchè tutti ne apprezzino la grandezza ma anche solo per accendere la curiosità su di essi in chi non ne conosce l’opera.

    Questo specialmente sarebe utile per i giovani per conoscere comodamente, solo accendendo la televisione, i grandi personaggi, defunti magari decenni prima della loro nacita, e molto spesso, anche per ristabilire la giusta grandezza di questi artisti nella memoria degli adulti, sviati come avviene nei media d’oggi da falsi ed effimeri miti che vengono innalzati esclusivamente per interesse dei media stessi, per avere nuove facce cui girare intorno col nulla.

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  13. Dany said

    Non importa quanto anziano fosse, e non importa che sia trascorso ormai più di un anno dalla sua morte … Sento la perdita del Maestro, ancora oggi, come un vuoto dentro, e tuttavia sono ben consapevole che lui c’è, che le emozioni che ha saputo trasmettere non verranno mai cancellate – a dispetto dei pregiudizi e dell’ignoranza dilaganti.
    Ingmar Bergman è stato, è e sarà sempre uno dei miei tre più importanti ed imprescindibili punti di riferimento (insieme a Dante ed a Virginia Woolf). E’ parte della mia anima, cuore del mio cuore, e so che lo amerò per sempre.
    Grazie, grazie, grazie Maestro – per il semplice fatto di essere esistito.
    Un ringraziamento sentito e sincero va anche all’autore di questo post.

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  14. Kathrin said

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